Quello che ci è capitato è davvero surreale, a raccontarlo o a metterlo nero su bianco sembra davvero incredibile. Non ci sono altre parole per descriverlo.
Incredibile quando ci siamo incontrati per la prima volta. Non essendo nella stessa classe non era scontato conoscerci, invece è successo durante l’ora di educazione fisica. Io ero l’ultimo, quello che doveva rimettere a posto i palloni, e tu sei arrivata con la tua tuta Adidas per dirmi che la mia classe poteva restare un’altra ora in palestra. Penso di essere rimasto zitto per un botto di tempo, tipo 30-40 secondi, a guardarti stando fermo immobile, e sicuramente hai pensato che sono un cretino. Poi ti ho detto grazie e tu hai sorriso, un sorriso che mi ha reso felice come un bimbo a Natale (sì, lo so, dirai che è una metafora super scontata, ma mi veniva in mente solo questa!).
Per fortuna ce l’ho fatta a chiederti il nome. E ho chiesto a tutti, ho cercato sui social e ti ho trovata. Incredibile a proposito che non avessi un ragazzo in quel periodo. Forse in fondo sono molto fortunato.
Stare con te è diventata la cosa più bella che potessi fare durante le mie giornate, meglio del calcio e meglio della play. Non solo perché sei bella e mi piace starti appiccicato, toccarti e baciarti anche per delle ore, ma anche perché mi piace quello che mi racconti, come mi aiuti con le versioni. Mi piacciono le torte che prepari e come sai di buono dopo che hai fatto l’allenamento di pallavolo, mi piace guardarti mentre giochi alla Wii e mentre leggi i tuoi libri ma anche mentre ti metti lo smalto e mi fai ridere un sacco quando fai le imitazioni. Insomma, te l’ho già detto cento volte ma mi sembra che ora ci stia bene: ti amo. E non ho mai amato nessuna, ora che ho te lo posso dire con certezza.
Tutto bello, bellissimo, ti sposerei anche domani.
Ma no. Tutto bello, bellissimo finché mio padre mi chiede come si chiama la mia ragazza. E il cognome che sente non lo fa per niente contento. Poteva mai essere che trovavo la figlia del suo avversario politico numero uno? Quello che lo ha sfidato (e ha vinto) alle ultime elezioni. Quello di destra e quello di sinistra, solita vecchia storia. Ma non pensavo che potessimo cadere nella banalità di Romeo e Giulietta, anzi anche molto più terra terra perché parliamo di politica locale. Insomma, il veto arriva a casa mia ma arriva anche a casa tua. Perché le notizie corrono quando vogliono.
Avremmo anche potuto continuare a vederci di nascosto, a scuola non ci possono mica controllare. E invece sì, se vai al Liceo Aristotele, dove i genitori contano più dei ragazzi. A ricreazione, all’entrata e all’uscita c’è sempre qualcuno che controlla che non ci avviciniamo l’uno all’altra. I nostri cellulari chissà come mai sono sempre requisiti ogni volta che entriamo in classe. E le ore di educazione fisica non le facciamo più insieme, hanno addirittura cambiato l’orario per non farci incontrare.
Amore mio questo è assurdo ma io continuerò a uscire di nascosto per venire da te agli allenamenti di pallavolo e spero che tu continuerai a scrivermi la sera per raccontarmi cosa hai fatto. E ci vedremo ancora di sgamo ai giardinetti, magari riusciremo pure a trovarci a una festa come l’altra settimana. Finché questa follia collettiva non avrà fine e tutti capiranno che non possono tenerci separati.
Ti amo.